Racconto spirituale – L’uomo che si fermava alle apparenze

Racconto spirituale - L'uomo che si fermava alle apparenze 1

Racconto spirituale – L’uomo che si fermava alle apparenze.

Racconto spirituale - L'uomo che si fermava alle apparenze 2Un altro racconto spirituale originario del  Sufismo.

Questo racconto pare essere stato associato per secoli alla tradizione cristiana.

Un uomo che si fermava alle apparenze è un racconto che fa sempre bene leggere per rinvigorire un poco la nostra fiducia nel grande disegno e nei maestri spirituali, specialmente se abbiamo un Maestro in particolare o un Guru a cui ci affidiamo.

La stessa fiducia occorre nella vita di tutti i giorni, come recita Matteo 6:25

Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito?
Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.
Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno.
Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena

L’uomo che si fermava alle apparenze

Racconto spirituale - L'uomo che si fermava alle apparenze 3

Dopo molte vicissitudini, un ‘cercatore di verità’ trovò finalmente un illuminato che aveva il dono di percepire ciò che è inaccessibile alla maggior parte degli uomini.

“Permettimi di seguirti”, gli disse il cercatore, “affinché possa imparare osservando ciò che hai acquisito”.
“Non sarai in grado di sopportarlo”, rispose il saggio, “perché non avrai la pazienza di rimanere in contatto, diligentemente, con la trama degli eventi. Anziché imparare, cercherai di agire in funzione delle apparenze”.

Il cercatore promise che si sarebbe sforzato di esercitare la pazienza e di imparare dagli eventi senza reagire secondo i propri pregiudizi. “Accetto”, disse allora il saggio, “ma a condizione che tu non faccia nessuna domanda nei riguardi di qualsiasi evento, finché non sia io a darti una spiegazione”.
Il cercatore si affrettò a promettere e si misero in cammino.

Erano appena saliti sull’imbarcazione che li avrebbe portati sull’altra riva di un ampio fiume che il saggio fece di nascosto un buco sul fondo della barca. Creando in tal modo una falla, ripagò, almeno in apparenza, i servigi del barcaiolo con un atto distruttivo.
Il cercatore non riuscì a trattenersi: “Ma potrebbero esserci degli annegati; la barca affonderà e andrà perduta! È questo il modo di comportarsi di un uomo buono?”.
“Non ti avevo detto che saresti stato incapace di non saltare alle conclusioni a tutti i costi?”, disse il saggio, tranquillamente.
“Avevo già dimenticato la condizione”, riconobbe il cercatore, chiedendo perdono per la sua dimenticanza. Tuttavia, era molto sconcertato.

Racconto spirituale - L'uomo che si fermava alle apparenze 4Proseguirono il loro viaggio e ben presto entrarono in un paese, dove furono ben accolti e ricevuti dal re, che li invitò a una battuta di caccia. Il giovane figlio del re stava cavalcando davanti al saggio. Non appena il gruppetto rimase isolato dal resto dei partecipanti da una siepe, il saggio disse al cercatore: “Svelto! Seguimi più presto che puoi!”. Afferrò la caviglia del giovane principe e gliela storse; poi, dopo averlo adagiato a terra in mezzo al bosco lanciò il suo cavallo a briglie sciolte oltre i confini del regno.

Il cercatore era sopraffatto dallo stupore e da un senso di colpa all’idea di essere stato complice di un simile crimine. Torcendosi le mani, esclamò: “Un re ci ha concesso la sua amicizia, ci ha affidato suo figlio, il principe ereditario, e noi lo abbiamo trattato in modo abominevole! Che comportamento è questo? È indegno del più vile degli uomini!”. Il saggio si rivolse al cercatore con queste parole: “Amico, io faccio ciò che devo fare. Tu sei qui come osservatore, e questa situazione è già un raro privilegio. Sei giunto a questo stadio, ma non sembra che tu sia capace di trame profitto perché giudichi tutto partendo da un rigido atteggiamento di pregiudizio. Ancora una volta, ti ricordo la tua promessa”.
“Riconosco che non sarei qui se non fosse per la mia promessa, e che sono legato a essa. Ti prego quindi di volermi perdonare ancora una volta. Mi è molto difficile abbandonare quest’abitudine di procedere in base a supposizioni. Se ti pongo ancora una sola domanda, cacciami via”. E proseguirono il loro viaggio.

Racconto spirituale - L'uomo che si fermava alle apparenze 5Giunti alle porte di una grande e prospera città, i viaggiatori chiesero un po’ di cibo, ma nessuno volle dar loro il benché minimo pezzo di pane. In quel posto la carità era sconosciuta e i sacri doveri dell’ospitalità erano stati dimenticati. Contro di loro furono addirittura aizzati dei cani feroci.

Quando ebbero raggiunto la periferia della città, affamati, indeboliti e assetati, il compagno del cercatore gli disse: “Fermiamoci un po’ qui, vicino a questo muro in rovina, perché dobbiamo ricostruirlo”.
Lavorarono per ore, mescolando il fango, la paglia e l’acqua, finché il muro non fu ricostruito.

Il cercatore era talmente esausto che dimenticò ogni ritegno: “Chi ci pagherà per questo lavoro? Per due volte abbiamo ripagato il bene con il male. Ora ripaghiamo il male con il bene. Sono sfinito e non sono in condizione di proseguire!”.
“Non temere”, disse il saggio, “e ricordati che hai detto che se mi avessi posto ancora una sola domanda, avrei dovuto congedarti. Le nostre strade si dividono qui perché ho molto da fare.

“Prima di lasciarti ti svelerò il senso di alcune mie azioni, affinché un giorno tu possa, forse, intraprendere di nuovo un simile viaggio.
“La barca che ho danneggiato è affondata. Ho evitato quindi che venisse confiscata da un tiranno che requisiva tutte le imbarcazioni in previsione di una guerra che stava preparando. Il giovane al quale ho stolto la caviglia ormai non potrà più usurpare il trono, quando sarà grande, e neanche ereditarlo, perché la legge di quel paese prevede che solo chi è privo di infermità può guidare la nazione. In questa città dell’odio vivono due giovani orfani; quando saranno grandi, il muro crollerà di nuovo e porterà alla luce il tesoro che vi è nascosto, e che costituisce il loro patrimonio. Saranno abbastanza forti per impossessarsene e riformare l’intera città, perché questo è il loro destino.
“Ora va’ in pace. Sei congedato”.


Racconto tratto da: http://www.sufi.it/sufismo/Mulla_Nasruddin/apparenze.htm